giovedì 13 gennaio 2011

Origini famiglia Manni

Antica e nobile famiglia che trae le proprie origini nell'alto medioevo in Pistoia. Nel 1200 troviamo Venturino e Berlinghino Manni figli di Manno proprietari di vasti latifondi nella zona tra Lamporecchio, San Baronto e Larciano. Il 23 aprile 1279 abbiamo Berlinghino Manni da Lamporecchio "unus asc. de Coi qui adfuerunt ad concordiam cum Civitate Pistori". Poi Piero di Venturino di Manno "enunciatus martii 1390; 6 marzo 1390 P. Blasi P. Gori Nos Cam. De habitus à Camerarijs".

Loro discendente diretto fu Salvestro Manni, ricco proprietario terriero che assieme ai due figli, Matteo e Piero, possedeva nel XIII secolo tra San Baronto e Lamporecchio il castello di Carraia poi trasformato in villa nel corso del XVI secolo ed ulteriormente ampliato nel XVIII secolo (ancor oggi di proprietà della famiglia).

Figli di Matteo Manni furono Giovanni, Padre Baronto e Piero. Da Piero discende una linea che si estinse nel XVII secolo; da Giovanni discende un'altra linea inizialmente divisa in due rami e poi, per estinzione di uno di questi, l'altro - oggi denominato Lucarini Manni - rimane l'unico fiorente fino ai giorni nostri.

Già nel 1300 era inserita nella vita economica e politica della città e nel 1400 era tra le maggiori famiglie contribuenti pistoiesi. In tal periodo alcuni membri della famiglia furono "Anziani" e ciò accrebbe ulteriormente il peso politico; inoltre vari furono Priori: Ser Matteo di Piero di Matteo notaio, Andrea di Alessandro di Piero, Jacopo di Giovanni di Matteo, suo fratello Michele, suo figlio Padre Sebastiano che fu anche chiamato alla Nobile carica di Operaio di San Jacopo, Alessandro di Piero di Matteo; Numerosi personaggi furono insigniti di vari Cavalierati ed altri hanno occupato le più ambite cariche ecclesiastiche e comunali della città riservate alle famiglie nobili (Gonfalonieri, Canonici della Cattedrale, Principi di varie Accademie, Cappellani ed Operai da San Jacopo, ecc.). Sotto i Medici con i quali erano in ottimi rapporti crebbero ancora di importanza. Un vincolo fraterno di affetto e amicizia, oltre che di sangue, li ha legati dal 1200 sino a questo secolo con la Nobile Casata dei Principi Rospigliosi. Si è inoltre imparentata, tra gli altri, con i Banchieri, i Brunozzi, i Bracciolini, i Gatteschi, i Tolomei, gli Aldobrandi, i Forzoni Accolti, gli Orsini, i Buonarroti, gli Spinelli, i Vecchietti, i Pitti, i Puccini, i Passerini, gli Scarfantoni, gli Alluminati, i Marchetti, i Peraccini, i Cellesi, i Rospigliosi, i Forteguerri, i Medici Tornaquinci, i Cancellieri, i Panciatichi, gli Strozzi, i Sozzifanti, ecc.

Il nobile Jacopo Manni fu "habilitatus ad offici 19 augusti 1546" (de PP 1573) assieme a suo fratello Michele.

Il nobile Matteo Manni si sposò con la nobile fiorentina Caterina Pitti di Luigi, da cui nacque il 10 ottobre 1591 Alessandro.

Antonio Manni nato il 24 febbraio 1632, si fece editore nel 1657 del Breve Discorso fatto dal Predicatore Frà Francesco Mancini nell'Abbadia di Monte Oliveto di Pistoia il 15 aprile 1657 nelle prime sacre funzioni in rendimento di gratiae per la felicissima promotione al Cardinalato dell'Eminentissimo amico e parente Giulio Rospigliosi ed edito in Pistoia per Pierantonio Fortunati, in 4°, e lo dedicò ad un altro amico, il Canonico Felice Marchetti pistoiese.

I nobili Giovanni Battista Manni, Giorgio Manni, Canonico della Cattedrale e Cosimo Manni, Cherico, furono tra i sei Cherici Eugeniani che il Vescovo di Pistoia e Prato, Strozzi, scelse tra le famiglie nobili più in vista di Pistoia per fondare il Nuovo Seminario-Collegio Vescovile intitolato a San Leone Magno.

Stemma dei Conti Manni

Il Nobile Tenente Federigo Manni, capo delle Guardie Nobili, Ingegnere matematico, studiò in Pisa al Collegio Ferdinando, sposò la nobile Eleonora di Matteo Brunozzi e fu fondatore e Principe dell' Accademia dei Risvegliati. Amico fraterno, oltre che parente, di Giulio Rospigliosi poi Papa Clemente IX, fu suo consigliere per tutta la vita; alla morte del Papa fu chiamato a Roma per la progettazione del Mausoleo Sepolcrale, per volontà dello stesso Papa.

Il Nobile Vincenzo Manni, suo figlio, (1646-1706), Proposto, studiò al Collegio Ferdinando di Pisa ove si laureò; morì improvvisamente il 3 gennaio 1706 e di lui rimangono varie dissertazioni ed orazioni Accademiche, non poche rime sacre ed altre di vario argomento che si conservano nella Biblioteca Nazionale di Firenze già Palatina (cod. 179); una sua prosa d'argomento filosofico col titolo "Che la virtù della donna è più ammirabile che nell'uomo", leggesi a stampe nella raccolta dei componimenti poetici recitati nell' Accademia dei Risvegliati per onorare la presenza degli amici e parenti Duca e Duchessa di Zagarolo (della famiglia Rospigliosi), l'anno 1679.

Il Nobile Domenico Manni (1646-1741), Ingegnere, gemello del precedente, Proposto, scrisse varie opere tra le quali un "Trattato sulla Direzione dei Torrenti" (Pistoia, Gatti 1705 in 4°con tavole) ed un altro "Trattato della essiccazione delle Paludi Pontine" (Pistoia, Gatti, 1714in 4° con tavole), conservati alla Biblioteca Nazionale di Firenze. Fu provveditore dell'Opera della Chiesa della SS. Vergine dell'Umiltà di Pistoia e nel 1724, quando si sparse la voce che la cupolina dell'atrio della Chiesa dell'Umiltà progettata dal Vitoni minacciasse imminente rovina, egli fu sostenitore della solidità dell'opera del Vitoni: a tal proposito rimangono su detta questione numerosi suoi carteggi con vari Architetti dell'epoca, quali Giovan Battista Foggini, Salle ed altri.

Il 9 dicembre 1752 Augusto III Re Polonia, Granduca di Lituania e Principe di Sassonia conferì al Nobile Niccolò Manni di Cammillo Pietro, con Diploma amplissimo, il titolo di Conte trasmissibile a tutta la discendenza, maschile e femminile.

Il conte Niccolò Manni fu un personaggio di grande spicco; figlio di Cammillo Pietro di di Francesco e di donna Lucrezia Vanni nacque il 10 giugno 1689 nel palazzo di via dello Spedale, Cura di San Pier Maggiore; Compare per il suo battesimo fu il Cav. Baldassarre Panciatichi, come risulta dal suo atto di Battesimo. In lui si riunirono i patrimoni dei vari rami di casa Manni, via via che si estinsero, portandolo ad essere una delle persone più ricche di Pistoia. Abile nell'amministrazione dei propri beni, aumentò ulteriormente il già pingue patrimonio di famiglia, come risulta dal dettagliatissimo elenco contenuto nel suo testamento. Deteneva inoltre dal Regio Scrittoio delle Possessioni, la Fattoria del Terzo presso Fucecchio ed aveva gli appalti sui sigilli del pane e della montagna pistoiese. Alla sua morte, sopraggiunta il 13 gennaio 1768 i due figli maschi sopravvissutigli, il conte Jacopo Manni ed il conte Giuseppe Manni, impiegarono oltre quindici anni per procedere alle divisioni dell'eredità paterna. Da quest'ultimo discendono in linea retta gli attuali esponenti della Casata.

Il conte Tommaso Manni di Jacopo (1758-1817) (sposato con la contessa Maria Antonia Ginevra Buonarroti) fu più volte Gonfaloniere della città di Pistoia e suo fratello conte Cammillo Manni (1761-1841) dopo essersi laureato a Roma in giurisprudenza fu Presidente del Collegio dei Giudici del Tribunale di Pistoia.

Il conte Plinio Manni (1836-1903), di Cammillo di Jacopo, Avvocato, fu un importante studioso e storico; ha lasciato un carteggio sulla storia di Pistoia, "Osservazioni in causa Bracciolini", che si conserva nella Biblioteca Nazionale di Firenze.

Stemma dei conti Manni, antica incisione

L'abitazione principale della famiglia nei secoli è sempre stata nei quattro palazzi contigui, denominati palazzo Manni, in via dello Spedale, oggi via Filippo Pacini, a Pistoia, pur avendo sino dal XVI secolo altri cinque palazzi in città (il Palazzo già Scarfantoni sul Corso, i due palazzi già Vanni sempre sul Corso e i due palazzi in Piazzetta Santo Stefano), mentre varie sono state le ville di campagna tra cui ricordiamo la villa Il Gioiello a Gugliano, la villa di Fontana a Collina, la villa in Valdibrana, la villa di Barbatole, la villa di Carraia a San Baronto-Lamporecchio al centro di una vasta tenuta comprendente altre quattro ville (Belvedere di Sopra, Belvedere di Sotto, Giugnano e Varazzano), la Cappella di San Sebastiano e 47 poderi con relative case da lavoratore.